Beni

 

 

Il Beni è un dipartimento della Bolivia con una popolazione stimata di 406.982 abitanti (stima 2007), che ha come capoluogo Trinidad (89.000 abitanti, proiezioni INE, 2005).

È il secondo dipartimento boliviano per estensione, con 213.564 km², ma il penultimo per numero di abitanti.

Questo dipartimento comprende principalmente nel settore centrale ampie pianure coperte dalla savana e da numerose lagune. La foresta copre buona parte del settore settentrionale o orientale del dipartimento ed è presente lungo i fiumi (foresta a galleria). Le foreste del settore meridionale del dipartimento, confinanti con il Santa Cruz sono state in parte o totalmente rimosse per far posto alle coltivazioni agroindustriali (principalmente di soia). Le foreste coprono anche il settore occidentale, lungo le prime pendici andine. Queste foreste hanno subito importanti perturbazioni da parte dei coloni provenienti dall’altipiano andino e dalle imprese del legname.

Buona parte del territorio del Beni è interessato da periodiche inondazioni che coprono le savane e parte delle foreste. In anni particolarmente piovosi possono inondarsi circa 150.000 km² del territorio del dipartimento (per esempio nel 1992 e nel 2008).

Le aree orientali di questo dipartimento appartengono alla formazione geologica dello scudo precambriano brasiliano e presentano isolati affioramenti rocciosi, anche di grandi dimensioni (cerro San Simon).

La principale attività economica del Beni è stata per decenni l’allevamento del bestiame che viene effettuato approfittando delle enormi estensioni di savane naturali. L’allevamento bovino fu introdotto dai Gesuiti nel XVII sec. Si calcola che esitano circa 3 milioni di esemplari bovini in allevamento.

Nel nord del dipartimento è importante l’estrazione della noce del Brasile (nel Beni, nella città di Riberalta, esiste il principale centro mondiale di trasformazione di questa frutta secca) e del legname.

Lungo alcuni fiumi (Madre de Dios e Beni) e nel cerro San Simon, si estrae oro.

A partire dal 2003, ampie aree di savana vengono utilizzate anche per la coltivazione industriale del riso (circa 80 000 ettari nel 2005).

L’economia locale e delle comunità rurali fa riferimento principalmente alle coltivazioni di riso, yuca (manioca), mais, platano (una specie di banana da cuocere), cacao, l’allevamento di piccoli animali da cortile, la pesca e la caccia.

La pesca in particolare ha accresciuto importanza in questi ultimi anni grazie allo sviluppo del mercato interno boliviano e all’esportazione. Di recente e crescente importanza la caccia al caimano (Caiman crocodylus), localmente noto come lagarto, iniziata legalmente circa 10 anni fa attraverso l’assegnazione di quote destinate alle comunità. La pelle viene poi conciata in aziende del posto ed esportata principalmente verso Italia e Francia. Molto scarsi i controlli sul reale rispetto delle quote di caccia.

 

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